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INEDITA - TOM I: Grzegorz Czaradzki, Rytmy o porodzeniu... - Strona 4 PDF Drukuj
Recenzje 

 

Viviana Nosilia, „Europa Orientalis. Studi e ricerche sui paesi e le culture dell'Est europeo" XXVIII (2009), s. 421-423.

 

G. Czaradzki, Rytmy o porodzeniu przenaczystszym Bogarodzice Panny Maryjej, wydali i opracowali R. Mazurkiewicz i E. Buszewicz, redakcja naukowa tomu: A. Nowicka-Jeżowa, Warszawa, Neriton, 2009, 269 pp.

 

   Nel 2008 ha preso avvio un vasto progetto intitolato Umanesimo: idee, correnti e paradigmi umanistici nella cultura polacca, che, sotto la guida di Alina Nowicka-Jeżowa, raccoglie specialisti di importanti università e istituti di ricerca polacchi e si avvale della collaborazione di consulenti polacchi e stranieri. L'assiduo lavoro d'équipe si sviluppa in modo articolato, toccando molti aspetti del fenomeno, da quelli concettuali a quelli filosofici e religiosi fino a questioni più strettamente filologiche e linguistiche. I frutti di questo lavoro sono già visibili, in forma di convegni, pubblicazioni di studi e edizioni di testi; le attività realizzate nell'ambito del progetto sono visibili sulla ricca pagina web di riferimento: www.humanizm. org.pl (per un riassunto in italiano dei contenuti vd.: www.humanizm.org.pl/summaria).

   Il primo volume della sezione "Inedita" di questo progetto - sezione che accoglie la pubblicazione di opere manoscritte o disponibili solo in edizioni a stampa antiche - è dedicato alla traduzione polacca del poema di Jacopo Sannazaro De partu Virginis realizzata da Grzegorz Czaradzki e pubblicata a Poznań nel 1613. Questa testimonianza così significativa della fortuna dello scrittore napoletano in Polonia era sfuggita all'attenzione degli studiosi, perché nessuno l'aveva finora messa in relazione con il celebre originale in latino. Va a Roman Mazurkiewicz il merito di essersi reso conto del significato del lavoro traduttivo di Czaradzki, che peraltro risultò relativamente tempestivo, in quanto precedette addirittura la traduzione francese (p. 8). Nei capitoli introduttivi dell'edizione, gli editori raccolgono le scarse notizie disponibili sulla vita di Czaradzki per poi concentrarsi sull'analisi della traduzione che, come rilevano gli studiosi, non è "né completa, né fedele", poiché dei 1448 esametri dell'originale restano in traduzione polacca solo 706 tridecasillabi a rima baciata, suddivisi in due libri, anziché in tre (p. 35). Fra le omissioni che più colpiscono senza dubbio va menzionata la visita di Maria a Elisabetta.

   Il testo dei Rytmy di Czaradzki è pubblicato secondo l'esemplare della Biblioteca "Kórnicka" di Poznań, con integrazioni tratte da quello conservato a Breslavia, gli unici due esemplari noti. Il testo polacco è edito con quello latino di Sannazaro a fronte. I lunghi passaggi del testo latino non tradotti vengono riportati e tradotti o riassunti dai curatori in una prima appendice, cui fa séguito un ricco apparato di note, che aiutano a cogliere i riferimenti a testi evangelici e classici, a comprendere luoghi oscuri, a individuare i soggetti mitologici. Il lettore viene inoltre ulteriormente agevolato da un piccolo glossario dei termini antico-polacchi e da un indice dei nomi propri, che comprende personaggi e luoghi biblici, storici e mitologici. È particolarmente degna di nota la seconda appendice (Aneks), che raccoglie testimonianze della ricezione di Sannazaro in Polonia, in forma di traduzioni, parafrasi e allusioni risalenti al periodo che va fino alla fine del XVIII secolo. La rassegna è aperta proprio da un frammento della traduzione del De partu Virginis, di autore ignoto, pubblicato nel 1910 da Jan Czubek, che aveva rinvenuto a Parigi un foglio vergato nella seconda metà del XVII secolo, contenente solo parte di una traduzione (forse in origine integrale, ma purtroppo mai ritrovata), la quale, a giudicare dal frammento pervenuto, doveva essere "più fedele all'originale" rispetto a quella di Czaradzki (p. 219). Fu alla traduzione di Czaradzki che attinse a piene mani Jan Karol Dachnowski per comporre il mistero Dyjalog o cudownym narodzeniu Syna Bożego, pubblicato nel 1621, anche se certo essa non fu l'unica fonte per quest'opera scenica. Sembra tuttavia che a ispirare la produzione letteraria in volgare dei poeti polacchi fosse più la produzione epigrammatica del Sannazaro, piuttosto che i suoi poemi religiosi: vediamo cimentarsi in traduzioni e parafrasi Hieronim Morsztyn e Szymon Zimorowic, Mikołaj Grodziński e Jan Gawiński. I curatori si concentrano in particolare sulla ricezione dell'epigramma De mirabili urbe Venetiis, studiata anche da Andrzej Litwornia, epigramma tradotto, fra gli altri, da Jakub Teodor Trembecki nella seconda metà del XVII secolo e da Ignacy Krasicki nel XVIII, e parafrasato anche in latino da autori polacchi. Un altro testo che godette di una certa fortuna fu l'ecloga Phyllis, tradotta da Jan Aleksander Koreywa per una raccolta di versi pubblicata nel 1632 in occasione della morte di re Sigismondo III, e poi, in tutt'altro contesto e con tutt'altro spirito, da Franciszek Zagórski, che pubblicò la sua traduzione libera nel 1796. La rassegna si conclude con altre testimonianze dirette o indirette della ricezione di Sannazaro in Polonia, sia sotto forma di rielaborazioni di opere dell'autore napoletano, sia sotto forma di menzioni dello scrittore.

   Con la comparsa di quest'edizione viene messo a disposizione degli studiosi uno strumento indispensabile e utilissimo per intraprendere studi sulla ricezione del Sannazaro in Polonia, non solo per l'accurata edizione del testo dei Rytmy, ma anche per gli spunti offerti dall'introduzione e dalla seconda appendice. Un altro pregio dell'edizione, già rilevato, è l'abbondanza di apparati di note, che facilitano la comprensione del testo.

   Della stessa sezione "Inedita" del progetto è uscito anche il secondo volume, Pieśni di Jan Gawiński, edito da Dariusz Chemperek (Warszawa 2009), che costituisce anch'esso un notevole contributo all'ampliamento delle conoscenze sulla letteratura polacca del XVII secolo.

 

(za zgodę na zamieszczenie tekstu w naszym serwisie dziękujemy Panu Prof. Cristiano Diddi, redaktorowi naczelnemu "Europa Orientalis").



 
 
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